Monday, February 16, 2009

"La mia Mogliettina e la luce dei miei occhi"

Da Lovers in Japan


La mia piccola è certamente la donna più straordinaria che mi sia mai capitato di incontrare."Bella come una mattina d'acqua cristallina." E questo viaggio in Giappone è l'avventura più incredibile che mi sia mai capitato di intraprendere. Niente panico comunque, l'ambiente è accolgiente, la gente educata e cortese, poco rumoraosa e tutto è molto pulito e pure molto costoso. Ma con "mon cœur" al mio fianco nulla può andar male.

Premesso ciò vado ad illustrare un aspetto del Giappone che mi ha subito colpito: LA LUCE o come la chiamavano i nostri antenati latini LUX, LUCIS (chissà come sarà contenta la mia insegnante di latino, la cara prof. Mazzi. Colgo l'occassione per dolce saluto).
La Lux è una porzione dello spettro eletromagnetico, una radiazione che non si vede, ma che tutto mostra! Ed è anche la compagna di ventura di tutti i fotografi del mondo.
E chi la conosce, sa che caratterino difficile possa avere certe volte.

Apparte i suoi cambiamenti di umore giornalieri, che dipingono l'atmosfera del paesaggio dall'alba al tramonto, Lux viene percepita dal nostro occhio in maniera differente a seconda del luogo geografico in cui ci troviamo. Anche se è solo un fatto di percezione dovuta a fattori fisici, mi piace pensare che ogni luogo ha una sua luce particolare che fa il suo "charme" inconfondobile, e distingue il suo "Karma". Parigi, Londra, Roma, Palermo, Trivandrum e in fine Nagoya: quall'è il segreto del vostro "Charme"?.. Lux in fabula!

La luce in oriente è tutt'altra cosa che quella dell'Europa. Sovente le giornate grige di Londra sono interotte da note di luce calda e tenue che crea un armonia cromatica senza irruenza, dolcemente. Romatica ma senza illusioni. Dove altro trovare un magia simile? Non in India, dove i colori vibrano forte e si contrastano a vicenda fino diventare invadenti, spinti da una luce che lotta tra sacro e profano. Certe cose non si possono vedere altrove. Ogni luogo ha la sua magia di luce.

In Giappone la luce è pura e quieta, ma fa sentire la sua forza e il suo calore in una maniera tutta speciale. Essa avvolge inesorabile gli oggetti e aumenta i contrasti dei particolari, ma lascia al quadro generale equilibrato e quieto. È una luce che fa vibrare l'atmosfera intera che dipinge non per larghe pennallate, me per piccolissimi segni definiti.

Appena sceso dall'aereo ho avuto una strana sensazione come si trattasse di qualcosa già vissuto, come leggere una parola familiare, ma scritta con un accento diverso. All'interno dell'areoporto tutto era molto luminoso e nitido. C'era molto bianco e cercando nella memoria non trovo il ricordo di un'ombra. Il concetto di alte e basse luci non era applicabile a quell'atmosfera irreale. Tutto era egualmente illuminato. Qualcuno aveva rubato l'ombra? E chi aveva pulito così bene?.. Più che pulito dava la sensazione di essere puro, e in un certo senso deciso.

Puro come mai prima di allora e deciso come la luce della prima mattina che passai in India. Anche fuori dall'areoporto l'atmosfera aveva la stessa qualità. Tutto era invaso di luce, anche le ombre delle cose sembravano partecipare a questa festa. "La magia dell'oriente" mi sono detto. Ma non erano gli stessi colori dell'India, niente verde, ne rosso, nessun ocra, ne blu a parte quello del cielo, nessuna esagerazione. Era chiaro che era l'oriente, ma non quello che avevo già conosciuto in India, un altro, nuovo e tutto da scoprire.

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